Paolo Triestino in “Guanti bianchi” spiega l’arte ai truzzi

26 Set , 2023 - Recensioni

Paolo Triestino in “Guanti bianchi” spiega l’arte ai truzzi

Divertente, profondo, ispirato al testo di Paola Guagliumi “L’arte spiegata ai Truzzi”, “Guanti Bianchi” di Edoardo Erba è una guida semplice e sorprendente all’arte antica e contemporanea, che trova in Paolo Triestino l’interprete ideale per dare comicità, spessore e umanità a un personaggio indimenticabile.

Colleferro-Roma-Colleferro. Lungo questa tratta, andata e ritorno, si snoda la vita di Antonio (Paolo Triestino), dai natali ruspanti e dall’animo ben educato dalla routine instaurata con la bellezza. Antonio è un trasportatore particolare, esattamente si definisce un ‘movimentatore’, poiché “le opere d’arte non si portano, ma si movimentano, infatti la preziosa bellezza che lui tratta con cura è quella delle opere che trasporta, indossando appunto i “Guanti bianchi”.

Paolo Triestino in scena al Teatro Cometa Off nel maggio 2023

Ecco da cosa nasce il titolo della pièce, che Edoardo Erba ha tratto da “L’arte spiegata ai truzzi”, libro di Paola Guagliumi, a sua volta travaso del blog che la stessa autrice ha creato con l’intento di rivolgersi espressamente a coloro che di fronte ad un’opera d’arte restano interdetti. Definiti truzzi, coatti, tamarri o buzzurri che dir si voglia, sono loro i primi destinatari dello spettacolo che, diretto a un pubblico di tutte le età, è comunque per tutti un gran bel ripasso.

Le opere sono spiegate in modo semplice, diretto, fruibilissimo, che fa venire voglia di andarle a vedere o rivedere, riflettendoci sulla falsariga di quello che Antonio ha spiegato con il candore di chi è del mestiere e mescola la pratica con la teoria, perché l’una non può stare senza l’altra. In un’ora e mezza scorrono duemila anni di capolavori scelti e raccontati con slang e accenti diversi a seconda delle opere di artisti, giganti indiscussi o più ermetici, italiani e stranieri, da Caravaggio, Michelangelo, Annibale Carracci o Fontana a Jan van Kessel e Munch.

Lo spettacolo giustappone opere d’arte e vita quotidiana, quella del protagonista Antonio, ma anche la nostra.

Un viaggio nell’arte, nella bellezza, ma anche nella riflessione

GUANTI BIANCHI ha vinto la scommessa di parlare di arte, di riempire i teatri… e persino di parlare di arte dentro un teatro!

L’attore e regista romano Paolo Triestino ha lavorato al cortometraggio “Internet Sparito” di Matteo Cirillo, vincitore del Premio del Pubblico” al Biopic short festival. Inoltre è reduce dal successo teatrale di “Testimone d’accusa

Un’idea originale e vincente si traduce in un monologo scritto da Edoardo Erba appositamente per un attore di razza come Paolo Triestino (suo profilo FB), con cui ha più volte collaborato, il quale anche questa volta è regista di se stesso.

Scene di Francesco Montanaro Luci di Giuseppe Magagnini – Musiche di Natalia Paviolo. Aiuto regia Matteo MontapertoAssistente Giuliano Bruzzese.

SINOSSI: Nato a Colleferro, Antonio si è trasferito a Roma ancora adolescente e ha passato la vita a trasportare opere d’arte. Anche se non ha studiato, attraverso il contatto quotidiano e le attenzioni che necessitano, ha finito per capirle meglio dei professori. Ha capito che l’arte è sempre attuale, parla ad ognuno di noi, al nostro oggi. Raccontando del suo mestiere con un linguaggio rozzo, comico ma intelligente, prende per mano il pubblico e lo fa viaggiare attraverso due millenni di capolavori. Parla soprattutto per i ragazzi del suo paese ed è convinto che, per rimanere umani, abbiamo bisogno prima di tutto di capire cos’è la bellezza. Per trattarla bisogna indossare i “guanti bianchi”, segno di rispetto. Ma le mani possono fare anche del male, associate ad un colore che può diventare anche un cognome: Bianchi, quello dei due fratelli che proprio a Colleferro hanno picchiato fino alla morte il giovane Willy… Una riflessione che si innesta inaspettatamente nella cronaca, aggiungendo alle atmosfere dei capolavori quello di una (brutta) storia dei nostri giorni.

“La dignità dell’artista sta nel suo dovere di tenere vivo il senso di meraviglia del mondo” (G. K. Chesterton)

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