Lo spettacolo scritto dall’attore protagonista, insieme a Simone Cristicchi, racconta i terribili giorni successivi allo sfondamento dell’ultimo baluardo tedesco, la linea di Montecassino, da parte degli Alleati. Regia di Nicola Pistoia.
Con il termine marocchinate vengono generalmente definiti gli episodi di violenza fisica ed anche sessuale ai danni di migliaia di individui di tutte le età (ma soprattutto di donne) effettuati, durante la Campagna d’Italia della Seconda Guerra Mondiale, dai goumier marocchini del CEF – Corpo di spedizione francese in Italia tra il 1908 e il 1956.
Lo spettacolo ha lo scopo di rispolverare i gravi fatti della Ciociaria del ’44, per non dimenticare le migliaia di donne vittime di quelle violenze. Con l’obiettivo che le loro parole diventino le nostre parole, diventino la nostra storia, perché “l’uomo che non onora il passato non è degno di vivere il presente e sarà un incapace per il futuro”.
E’ la primavera del 1944. Apparentemente la guerra è finita e l’Italia è libera, ma non per le popolazioni di gran parte del basso Lazio. Un’altra di quelle storie che, se non sei di quelle parti, non la conosci, perché è successa in una terra in cui non vai, se non hai parenti o amici.
“Aspettavamo ji salvatori… so’ arrivati ji diavoli”

Ariele Vincenti in un momento dello spettacolo (Ph. Francesco Nannarelli)
Siamo in un paese della Ciociaria e Angelino (Ariele Vincenti), pastore locale, ci racconta la semplice ma faticosa vita contadina della sua zona prima della guerra.
“Scavallati quelli mondi laggiù, ci sta una terra larga, ricca de vino, de oro, de bestie, de case e de tante donne gentili. Era fatta de ommini che, a forza de zappa’ , la mano gli si è fatta tosta come lo cuoio. So chi ca per tutta la vita ho lavorato come le bestie, perché chi sta sopra comanna, ma chi sta sotto s’addanna! “
All’epoca ventenne, Angelino vede la sua vita sconvolta dall’arrivo delle truppe Marocchine – le “bestie con gli occhi rossi”, che quando arrivano non lasciano scampo – aggregate agli Alleati, con il compito di entrare nella rocciosa difesa tedesca. Ottemperato questo compito, come ricompensa le “truppe di colore” ottengono dal generale Alphonse Juin il “diritto di preda” contro la popolazione civile. Si tratta di 50 ore di carta bianca. 50 ore in cui fanno razzia di tutto quello che trovano: oro, case, vino, bestie, ma soprattutto donne.
Castro dei Volsci, Castelforte, Vallecorsa, Patrica, Pofi, Isoletta, Lenola, Supino, Morolo, Sezze, Pico, Roccagorga, ormai libere dai tedeschi, per più di venti giorni diventano terra di scorreria in quello che è passato alla storia come un ‘danno collaterale’.
Sono migliaia le donne che verranno stuprate e uccise dai soldati marocchini nella primavera del ’44. Tra queste c’è Silvina, sedicenne, moglie di Angelino, che diventerà anch’essa una “Marocchinata”. “Presero una ragazza, la riportarono a mattina. Non era più la stessa, sembrava un cadavere ambulante” , che raccontò: “sembravano le belve che sbranano gli animali in mezzo a quei boschi…”. Donne che non solo subirono lo scempio della violenza fisica ma anche quello dello stigma sociale, dei paesani e dei loro mariti tornati dalla guerra: Ah, mo piagni, eh, svergognata che sei fatta all’amore con li marrocchini. Ma che figura mi sei fatto fa’ nanzi a tutto lo paese. eh ?”
L’altra faccia della “liberazione” dal nazifascismo vista con gli occhi indignati e impotenti della povera gente delle campagne. E’ questo che Angelino riferisce ad Enzo, il professore-giornalista (non visibile) che lo intervista anni dopo il conflitto, alternando al racconto emotivamente forte, momenti che fanno sorridere, come il conteggio delle pecore o la forma di formaggio che gli viene offerta.
La narrazione di poco più di un’ora fatta dall’attore protagonista sulla scena è accompagnata dalle musiche dal vivo di Marcello Corvino.
“Una storia dimenticata…” si legge sulla locandina, ma non del tutto, proprio in virtù di questo spettacolo teatrale di grande impegno civile e del libro omonimo, firmato a quattro mani da Ariele Vincenti ed il cantautore scrittore Simone Cristicchi (edito da La nave di Teseo nel 2019, 80 pagine, disponibile anche in ebook). La pièce è nata da un lungo lavoro di ricerca etnografica durato oltre un anno. Vicende analoghe erano state oggetto del film La ciociara, interpretato da una giovane Sophia Loren (premio Oscar come migliore attrice protagonista), diretto da Vittorio De Sica nel 1960 e tratto dall’omonimo romanzo di Alberto Moravia (1957),
“Marocchinate” rappresenta, nella ricca carriera teatrale di Ariele Vincenti, il primo monologo portato in scena nel 2016 dall’autore-attore, classe 1977, laureato al D.A.M.S. e diplomato nella scuola di recitazione Teatro Azione.
Margherita De Donato

Altre pubblicazioni di Simone Cristicchi, tra cui figura anche Franciscus. Il folle che parlava agli uccelli, spettacolo che ultimamente l’artista ha portato sui maggiori palcoscenici italiani con grande successo


Al centro della foto Ariele Vincenti con Simone Cristicchi (il primo a sinistra) e Marcello Corvino. A. Vincenti ha collaborato più volte con S. Cristicchi, ad esempio nello spettacolo del 2019 “Happy Next – Alla ricerca della felicità” ((libro edito da ‘La Nave di Teseo’ nel 2021).
DATA UNICA: 16 marzo – ore 18:30
MAROCCHINATE
atto unico di circa 70 minuti
di Ariele Vincenti e Simone Cristicchi
con Ariele Vincenti
Voci: Massimo De Rossi, Elisabetta De Vito, Aurora Guido
Musiche dal vivo di Marcello Corvino
Regia di Nicola Pistoia
Aiuto regia Teodora Mammoliti
Costumi di Sandra Cardini
Luci di Marco Laudando
via Carlo Levi, 16 – Santa Maria delle Mole
cell. 3518059183