Marco Zordan e Veronica Liberale rendono omaggio a Gianni Rodari

7 Ott , 2024 - Recensioni

Marco Zordan e Veronica Liberale rendono omaggio a Gianni Rodari

Nel Parco di via Vanni a Casal Lumbroso domenica 6 ottobre è andato in scena “Dalla parte della cicala – Vita di Rodari Giovanni”, un testo dedicato al pioniere della fantasia, scritto dalla stessa attrice che in scena affianca Marco Zordan, per la regia di Fabrizio Catarci.

La magia del teatro ha illuminato un luogo di aggregazione del XII Municipio di Roma, che ha finanziato con i fondi cultura il progetto La Dodicesima Notte dell’associazione Ars in Urbe, svoltosi nell’arco dell’estate con la partecipazione di Sorrisi d’Autore.

Marco Zordan e Veronica Liberale in scena (Tutte le foto sono di Elena Tomei)

Sono bastati pochi oggetti di scena per introdurre il pubblico nell’ambulatorio di ospedale, dove un uomo dall’aspetto di eterno ragazzo, nonostante i capelli leggermente imbiancati, fa ingresso lentamente trascinando la gamba sinistra. Si guarda intorno e si ferma un po’ spaesato. E’ lo scrittore, pedagogista e giornalista Gianni Rodari, interpretato da un impeccabile Marco Zordan, abilissimo nel giocare con le parole alla maniera del personaggio che porta in scena, prima bambino, poi ragazzo, quindi adulto, senza far perdere mai il filo della narrazione. Merito anche del testo, firmato dalla scrittrice ed attrice coprotagonista Veronica Liberale, che lo affianca nei panni delle varie figure femminili, da Maddalena, la madre dell’autore, a Maria Teresa Ferretti, sua moglie dal 1953, partendo – con un viaggio a ritroso – dall’infermiera (rappresentata come uno dei personaggi surreali delle favole di Rodari), che il 10 aprile 1980 ha accolto lo scrittore nella clinica romana, dove andò per sottoporsi ad un intervento per l’occlusione di una vena e dove morì quattro giorni dopo, all’età di 59 anni.

Lo spettacolo porta in scena un Rodari sconosciuto ai più

Marco Zordan nei panni di Rodari bambino che, appassionato lettore, si immerge nel libro Cuore

In uno strepitoso monologo, l’espressivo Marco Zordan ripercorre le tappe della vita di Rodari: dall’infanzia in Piemonte (era nato ad Omegna sul lago d’Orta il 23 ottobre 1920) che lo vede immerso nei profumi del forno paterno di via Mazzini, in cui si isola nel suo amore per i libri – un rimedio per la sua salute cagionevole, che poi lo farà esonerare dal servizio militare – alla morte precoce del padre e all’ingresso in seminario a Seveso, che lasciò dopo solo due anni per iscriversi alle magistrali, percorso di studi che portò il “fiòl del prestiné” – ovvero il figlio del fornaio – a vincere in seguito il concorso per maestro. Seguirono il periodo del fascismo, la guerra, la militanza nel Partito Comunista, al quale si iscrisse nel 1944 e la carriera giornalistica (fu direttore del periodico L’Ordine Nuovo; curò la rubrica La domenica dei piccoli su l’Unità di Milano, che nel 1950 lasciò alla volta di Roma, dove fondò e diresse il Pioniere, settimanale per ragazzi; in seguito divenne inviato speciale di Paese Sera).

Un grande intellettuale del Novecento venuto a mancare troppo presto

Rodari-Zordan comunica alla mamma Maddalena-Veronica Liberale di aver vinto il concorso per diventare maestro elementare: non volendo essere un insegnante vecchio stampo trasformò le sue lezioni in piccole gare di narrazione, indovinelli e giochi di parole. Sua è la “Grammatica della fantasia”. 

Marco Zordan e Veronica Liberale nei panni di militanti del Partito Comunista (Foto: Elena Tomei)

Puntuale e dettagliato con tanto di date, il racconto visto “dalla parte della cicala” scorre fluido e rende giustizia alla figura di Rodari, che emerge fondamentalmente come un uomo libero dagli ideologismi ed interessato a diffondere messaggi di pace con le sue filastrocche leggere, che parlano ai bambini perché gli adulti intendano. A causa della guerra questo importante favolista piemontese visse il trauma della perdita dei suoi due migliori amici e dell’internamento del fratello in un campo di concentramento in Germania. In scena non manca un vaso con dei boccioli per evocare Ci vuole un fiore, la canzone scritta da Rodari nel 1974 e portata al successo da Sergio Endrigo. Che si tratti di un fiore, un albero, un monte o la Terra, tutti siamo sullo stesso pianeta e siamo un tutt’uno.

Un Rodari emozionato dalla nascita della figlia Paola, avuta nel 1957 dalla modenese Maria Teresa Ferretti, segretaria del Gruppo Parlamentare del Fronte Democratico Popolare. “Ci sposammo nel 1953. Scelse la data del 25 aprile. Così, mi disse, mi sentirò libero di andarmene. Siamo restati insieme tutta la vita”, dichiarò Maria Teresa in una intervista a La Repubblica.

Grande poesia ed emozioni nel racconto della vita del favolista

Capace di vedere oltre la realtà delle cose, Giovanni Rodari detto Gianni riesce a trasformare un fiore di carta nel più dolce profumo

Nel toccante epilogo dello spettacolo, Veronica Liberale ha estratto da una valigia e porto a Rodari-Zordan le lettere dedicate allo scrittore nel giorno della sua morte da maestre di finzione e bambini, riconoscenti per aver contribuito alla loro formazione culturale. Mentre l’attore le sfogliava, i loro testi prendevano vita dalle voci fuori campo di artisti teatrali, tra cui Antonia Di Francesco e Pietro de Silva, che ha curato anche la selezione musicale.

In una piacevole chiacchierata a fine spettacolo Veronica Liberale, lettrice e sostenitrice del suo mentore Rodari, ha ricordato che “Il successo raccolto dall’autore in Unione Sovietica con il suo Le avventure di Cipollino ha spinto Giulio Einaudi a pubblicarne le opere, a cominciare da Gelsomino nel paese dei bugiardi (ndr, Roma -Editori Riuniti, 1958), per proseguire anche dopo la morte dello scrittore” ed ancora ha aggiunto che “La novella per ragazzi C’era due volte il Barone Lamberto ovvero I misteri dell’isola di San Giulio, scritta nella forma del romanzo breve, è stata tradotta in 11 lingue, ottenendo un notevole successo di pubblico”. Nel 1970 Rodari si aggiudicò il Premio Hans Christian Andersen per la letteratura per l’infanzia ed è l’unico scrittore italiano ad averlo vinto.

In scena Marco Zordan è Rodari nel momento del conferimento del premio Andersen

Veronica Liberale ha anche raccontato al pubblico la genesi di “Dalla parte della cicala – Vita di Gianni Rodari”, dicendo: “E’ nato nel periodo della pandemia, in cui non potendo esibirmi ho messo a frutto la mia passione per la scrittura. Lo spunto per il testo è stato la ricorrenza dei cento anni dalla nascita di Rodari; la scelta dell’interprete è ricaduta su Marco Zordan per la sua somiglianza con lo scrittore, oltre che per la stima e la collaborazione che ci lega da tempo, come quella con il regista Fabrizio Catarci (che ha usato lo stesso tocco poetico di “Questa strana voglia di vivere”, altro lavoro della Liberale da lui diretto e vincitore del Premio Leone al Roma Comic Off, ndr) che in questo spettacolo si è prestato anche come tecnico audio e nel 2020 ne ha reso possibile la messa in scena ed il debutto durante la prima riapertura dopo il lockdown”.

Il regista Fabrizio Catarci seduto al banco dei tecnici. Suo prossimo impegno teatrale sarà un nuovo spettacolo dal titolo “Se mi lasci non vale“, che lo vedrà il prossimo anno sul palco del Teatro Pegaso di Ostia.

Con la fantasia Rodari veste di possibile l’impossibile

Sulla magia del teatro si è soffermato Marco Zordan – anche lui un estimatore di Rodari – che definisce “uno degli intellettuali che più hanno influenzato la mia vita, semplicemente perché libero, sempre, di usare la fantasia” – che da direttore artistico del Teatro Trastevere, ma lontano dall’idea di teatro come mausoleo, ha evidenziato un’analogia: “Come lo straordinario pioniere della fantasia ha trasformato in parole le sue fantasie, così noi qui stasera attraverso le sue parole abbiamo trasformato in un teatro quest’area del parco che ci ospita, dimostrando che, ovunque si porti l’arte, nasce una magia“.

Margherita De Donato

L’area ludica del parco di via Vanni nel quartiere Massimina Casal Lumbroso riqualificata nel 2023 dal XII Municipio

UNA RIPRESA DEI SALUTI FINALI DELLO SPETTACOLO

 

Gianni Rodari

“Il cielo è di tutti”

Qualcuno che la sa lunga
mi spieghi questo mistero:
il cielo è di tutti gli occhi
di ogni occhio è il cielo intero.

È mio, quando lo guardo.
È del vecchio, del bambino,
del re, dell’ortolano,
del poeta, dello spazzino.

Non c’è povero tanto povero
che non ne sia il padrone.
Il coniglio spaurito
ne ha quanto il leone.

Il cielo è di tutti gli occhi,
ed ogni occhio, se vuole,
si prende la luna intera,
le stelle comete, il sole.
Ogni occhio si prende ogni cosa
e non manca mai niente:
chi guarda il cielo per ultimo
non lo trova meno splendente.

Spiegatemi voi dunque,
in prosa od in versetti,
perché il cielo è uno solo
e la terra è tutta a pezzetti.

Le spoglie di Gianni Rodari sono sepolte nel cimitero monumentale del Verano a Roma (Fonte: Gruppo FB a lui dedicato)

Chiedo scusa alla favola antica

se non mi piace l’avara formica.

Io sto dalla parte della cicala

che il più bel canto non vende, regala.

La cicala di Rodari, capovolti i valori della “favola antica” di Esopo, è un emblema della gratuità dell’immaginazione, la cui “colpa”, dal punto di vista dell’accumulante formica, è principalmente l’inutilità. Rodari stava dalla parte della cicala, come da quella di Giovannino Perdigiorno, il suo piccolo Gulliver, che non smette mai di andare in cerca del mondo “ideale”, abbandonando via via mondi “ottusi”, come il Paese “degli uomini a motore”, che “al posto del cuore avevano un motorino, che si spegne di sera e si accende al mattino“.

Per riscoprire Gianni Rodari, si può seguire questo percorso di lettura. Leggere per prime due opere tarde: il calviniano “C’era due volte il barone Lamberto” e “Il gioco dei quattro cantoni” della raccolta I cinque libri. Non è un inizio soft, ma permetterà, dopo aver letto il ‘teorico’ “Grammatica della fantasia”, di procedere a ritroso, riscoprendo il Rodari più ‘impegnato’ de “Le avventure di Cipollino” e “La torta in cielo” o quello più classico, immancabile lettura dell’infanzia: “Favole al telefono” e “Filastrocche in cielo e in terra”.


, , , , ,

Comments are closed.