In occasione dell’ottantunesimo anniversario del bombardamento del quartiere romano San Lorenzo avvenuto il 19 luglio del ’43, torna in piazza il Teatro di qualità.
Annuncia il Comitato di Quartiere San Lorenzo: Quest’anno, la sera del 18 alle ore 20:30, a piazza dell’Immacolata, andrà in scena una pièce di Veronica Liberale, Sanlorenzina, attrice e autrice acclamata dalla memoria del quartiere. Dopo il grande successo di “Pane, Latte e Lacrime” e “Io Libero”, quest’anno presenterà – anche grazie alla consulenza storica di Rolando Galluzzi – “E fummo vivi”, uno spaccato storico-sociale del nascente quartiere di San Lorenzo che dal 28 ottobre 1922, ascesa del fascismo con la marcia su Roma, ha contribuito con il suo popolo, pagando con tredici vittime e poi diventando, nel luglio del ’43, non un quartiere di Roma, ma San Lorenzo il quartiere di Roma.
Uno stralcio della poesia di Alfonso Gatto, da cui Veronica Liberale ha attinto il titolo per questo suo testo teatrale:
(…) E fummo vivi, insorti con il taglio
ridente della bocca, pieni gli occhi
piena la mano nel suo pugno: il cuore
d’improvviso ci apparve in mezzo al petto.
Protagonisti dello spettacolo sono le vite di personaggi sconosciuti ma unici. L’unica figura ispirata a un personaggio realmente esistito è il Sor Capanna (Marco Zordan) che, come il cantastorie delle favole o il coro della tragedia greca, dà voce allo spettacolo con le sue canzoni e i suoi stornelli, dipingendo un mosaico umano di cui fan parte gli altri personaggi.
Il cuore di questa storia va in scena con Giuseppina Acquaroli, vedova Cherubini (Veronica Liberale), una lavandaia, costretta a subaffittare la sua umile casa, un’ex stalla, in cui abita con sua figlia Maria (Camilla Bianchini), dall’animo sensibile ed empatico. Nel piccolo spazio ha accolto anche Isabella (Fatima Ali), una giovane di origini somale, nata a Roma dall’unione di un soldato tornato dalla prima campagna coloniale africana e una giovane donna indigena. Di queste vite intrecciate fan parte anche Vincenzo Angelozzi (Fabrizio Catarci), un ex medico tormentato dai traumi della Grande Guerra, e Cesare detto Bamboscione (Guido Goitre), un orfano che sopravvive per strada tramite espedienti, ma non ha perso la capacità di sognare e sperare.
Scenografie: Maria Grazia Iovine. Luci e fonica: Davide Calvitto – Assistente alla regia: Elena Tomei.
IL QUARTIERE SAN LORENZO – È situato fra le Mura aureliane, all’altezza di Porta Tiburtina, e il cimitero del Verano, ed è attraversato dal tratto iniziale di via Tiburtina. L’urbanizzazione della zona risale alla fine dell’Ottocento, quando Roma conobbe un grande sviluppo urbanistico in seguito al suo divenire capitale del Regno d’Italia. Prima di allora, oltre le Mura aureliane, si estendeva un paesaggio sostanzialmente agricolo, interrotto solo dalla basilica di San Lorenzo (da cui il quartiere prende il nome) e dal primo nucleo del cimitero del Verano. Fin dal 1865, quando ancora non era stato costruito il quartiere, furono attivati lo scalo merci San Lorenzo e nel 1879 la tranvia a vapore Roma-Tivoli in funzione fino al 1934 lungo la via Tiburtina, con capolinea a porta San Lorenzo. Tra il 1884 e il 1888 furono realizzati alloggi per ferrovieri dello scalo merci, operai ed artigiani, che arrivavano a Roma dai paesi e dalle regioni limitrofe. Da qui la natura popolare del quartiere, che si rispecchia nelle particolari tipologie abitative a “ringhiera”. Per migliorare le condizioni socio-economiche degli abitanti, un processo di risanamento, patrocinato dall’Istituto dei Beni Stabili di Roma, prevedeva interventi sia strutturali che sociali. In particolare, per favorire l’educazione dei bambini e l’emancipazione femminile, vi fu istituita la prima Casa dei Bambini al mondo, per opera di Maria Montessori. Nel 1909 il quartiere San Lorenzo viene inserito nel piano regolatore del Comune di Roma. Successivamente, negli Anni Trenta, nella sua zona più a nord fu costruita la Città universitaria, nuova sede dell’Università La Sapienza, e l’edificio del CNR – Consiglio Nazionale delle Ricerche. Oggi è di fatto considerato il principale quartiere universitario di Roma, frequentato dai giovani di tutta la città e animato da numerosi pub, ristoranti, birrerie, club e associazioni culturali. Tra il 1921 e il 1922 il quartiere fu oggetto di numerose incursioni squadriste. Il 19 luglio del 1943, durante la seconda guerra mondiale, fu colpito dal primo bombardamento degli alleati su Roma, con l’obiettivo di attaccare lo scalo merci, insieme ai quartieri limitrofi (Prenestino, Casilino, Labicano e Tuscolano). Alle ore 11:03, 662 bombardieri statunitensi rilasciarono 4.000 bombe (circa 1.060 tonnellate) sul quartiere, provocando 11.000 feriti e circa 3.000 morti, di cui 1.377 identificati. Dopo il bombardamento papa Pio XII, con un gesto eccezionale per l’epoca, si recò personalmente nei quartieri colpiti. Sebbene i bombardamenti colpirono varie zone a est della città, cerimonie pubbliche alla memoria si svolgono annualmente a San Lorenzo, per essere stato il primo e per gli ingenti danni e morti procurati, che anticiparono di sei giorni la caduta del fascismo e l’arresto di Benito Mussolini. Il 19 luglio del 2003, nel Parco dei Caduti, è stato inaugurato un monumento commemorativo per le vittime del bombardamento, che riporta i nomi delle 1.674 persone accertate di San Lorenzo. (WP:C)